mercoledì 29 ottobre 2008

Monza città da scoprire

Monza è una città autonoma, intraprendente, ricca di storia e dal prossimo anno sarà anche capoluogo di provincia. Eppure molti la conoscono soltanto per la pista di formula 1. Molto abitata già all’età del bronzo, Monza divenne colonia dei veterani provenienti da Magonza, successivamente in epoca barbarica, per la bellezza del paesaggio e per la vicinanza con Milano, fu scelta da Teodorico, re degli Ostrogoti, e dalla regina Teodolinda (che diede inizio ai lavori della Basilica di San Giovanni) come residenza estiva. Con l’arrivo dei Franchi, Berengario, re d’Italia, vi si stabilì assicurandole l’indipendenza. Nel 995 divenne città imperiale sotto Ottone III e successivamente Federico Barbarossa la armò per renderla più forte di Milano.
Durante l’età di comuni il potere religioso (Duomo) venne affiancato dal potere civile (Arengario) e cominciò a formarsi il ceto sociale dei cives, composto da mercanti, artigiani, uomini di legge e notai (la futura borghesia). Nel 1500 insieme al ducato di Milano passò di mano in mano a Francesi, imperiali e Spagnoli dei quali Antonio De Leyva (parente della celeberrima manzoniana Monaca di Monza) ne divenne il signore. Quando la Lombardia fu invasa dagli Austriaci, il Piermarini iniziò la costruzione della Villa Reale commissionatagli dal governatore Ferdinando d’Austria. Nel 1805 venne il turno di Napoleone che proprio a Monza si incoronò re d’Italia con la Corona Ferrea, dicendo le famose parole “Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca”. Dopo l’unità d’Italia, i reali continuarono a frequentare la Villa che il Piermarini costruì, fino alla sera del 29 luglio 1900, quando re Umberto I venne assassinato.
Tuttora è ben visibile nelle vie e nei monumenti la storia che ha costruito la città di Monza, tra realtà e leggenda. Il Duomo è senza dubbi l’elemento simbolo della città, al suo interno il Museo Serpero custodisce, in un ambiente oscuro e suggestivo che ne mette in risalto la bellezza, i magnifici lavori di oreficeria donati alla basilica dalla regina Teodolinda.

AC Monza Brianza

GLI ALBORI
Il Monza nasce il 1° Settembre 1912, dalla fusione di due società cittadine: la Pro Monza e la Pro Italia. Il nuovo club prende il nome di Monza Fbc e la sua prima sede si trova presso il “Caffè Pasticceria Roma” situato nella piazza omonima. La prima vittoria di cui si ha notizia è datata 20 settembre 1912 e si riferisce all’incontro con la Juve Italia. Scenario dell’”impresa” biancoceleste (questi i colori sociali scelti inizialmente), è il terreno di gioco - come veniva definito allora - “fuori porta” di Triante.Verranno svolte molte altre gare amichevoli fino ad arrivare ad una vera e propria manifestazione ufficiale; la Coppa Colli. Il Monza è subito vittorioso e si aggiudica la Coppa dopo avere superato in finale, con il punteggio di 3 a 2, il Saronno. A partire dalla stagione 1928/29 verranno adottati gli attuali colori sociali; bianco e rosso.

LO STADIO
Il primo, “vero” stadio del Monza, dopo quelli di “Triante” e via Ghilini è il “Comunale Gino Alfonso Sada”. L’impianto ospitò i biancorossi per ben 43 anni. Il “Sada” è stato il teatro di numerose promozioni, della conquista dell’Anglo – Italiana, e il sipario sul mitico stadio si chiuse nella maniera più degna con la conquista della terza coppa Italia, l’11 Giugno 1988. La gestazione dell’attuale stadio, il “Brianteo”, avviene nel lontano 1979, quando il progetto presentato dal Calcio Monza viene approvato. Nel luglio del 1980 giunge la definitiva autorizzazione e la prima pietra viene posata sabato 13 Novembre 1982. L’opera è completata nel 1986.

LA CONQUISTA DELLA SERIE B
Nel 1949 si pongono le fondamenta per conquistare per la prima volta la serie cadetta. Il presidente Giuseppe Borghi mette mano al portafoglio e porta in Brianza dodici giocatori di valore, affidati al mister Annibale Frossi, indimenticato campionissimo con la maglia della nazionale italiana. Ci vorranno due anni ma ad Omegna, il 4 giugno 1951, il successo esterno per 1 a 0 fa esplodere i monzesi in un irrefrenabile ed appassionato entusiasmo: il Monza ha conquistato la serie B!

LA SERIE A ACCAREZZATA
Nella stagione successiva 1969/70 il Monza sfiora la serie A, con Radice in panchina. I biancorossi a due giornate dal termine sono a quota 43, seguono Foggia, Catania e Varese che distano solo due punti. Alla penultima si va a Varese ed i brianzoli passano in vantaggio con una rete siglata da Caremi al 21’ del primo tempo. Il Monza sfiora il raddoppio, ma Bettega e Braida ribaltano il risultato. Il Monza si consola con numeri da record: 11 vittorie casalinghe, 15 totali, una sola sconfitta tra le mura amiche, Castellini battuto solo 7 volte al Sada e 19 reti subite nell’arco dell’intera stagione.

LA STAGIONE 2007/2008
La squadra monzese si presenta all’inizio del campionato 2007/08 con un organico profondamente rinnovato, con alla guida ancora mister Sonzogni. Contrariamente alle ultime stagioni, però, il campionato comincia in salita. I biancorossi faticano ad ingranare e ottengono solo cinque punti nelle prime cinque partite; la sconfitta di Lecco decreta la separazione “consensuale” tra il Monza e Sonzogni. Al suo posto, il presidente Begnini chiama l’ex attaccante biancorosso Giovanni Pagliari. Il nuovo tecnico dà nuove motivazioni all’ambiente, ma la squadra non riesce a trovare quella continuità di risultati necessaria per raggiungere i playoff.Alla fine il Monza Brianza occupa l'ottava posizione.

martedì 21 ottobre 2008

La villa reale

La Villa Reale di Monza è un grande complesso di stile neoclassico che fu usato come residenza prima dai reali austriaci e poi da quelli italiani. Attualmente ospita mostre ed esposizioni.

Storia
Maria Teresa d'Austria decise la costruzione della Villa Arciducale quando stabilì di assegnare al figlio Ferdinando d'Asburgo-Este la carica di Governatore Generale della Lombardia austriaca. La scelta di Monza fu dovuta alla salubrità dell'aria e all'amenità del paese, ma esprimeva anche un forte simbolo di legame tra Vienna e Milano, trovandosi il luogo sulla strada per la capitale imperiale.
L'incarico della costruzione, conferito nel 1777 all'architetto imperiale Giuseppe Piermarini, fu portato a termine in soli tre anni. Successivamente il giovane arciduca Ferdinando fece apportare aggiunte al complesso, sempre ad opera del Piermarini e usò la Villa come propria residenza di campagna fino all'arrivo delle armate napoleoniche nel 1796.
Eugenio di Beauharnais, nel 1805 nominato vicerè del nuovo Regno d'Italia, fissò la sua residenza principale nella Villa che quindi in questa occasione assunse il nome di Villa Reale. Tra il 1806 e il 1808 per suo volere al complesso della Villa e dei suoi Giardini fu affiancato il Parco, recintato e vasto 750 ettari, destinato a tenuta agricola e riserva di caccia.
Dopo la caduta di Napoleone (1815) vi fu il ritorno degli austriaci fino alla Seconda Guerra d'Indipendenza (1859) quando la Villa Reale diventò patrimonio di Casa Savoia. La Villa fu specialmente cara al Re Umberto I che amava risiedervi e che la volle trasformata in molti ambienti dagli architetti Achille Majnoni d'Intignano e Luigi Tarantola.
Nel 1900 Umberto fu assassinato proprio a Monza da Gaetano Bresci mentre assisteva ad una manifestazione sportiva; in seguito al luttuoso evento il nuovo Re Vittorio Emanuele III non volle più utilizzare la Villa Reale, facendola chiudere e trasferire al Quirinale gran parte degli arredi.
Nel 1934 con Regio Decreto Vittorio Emanuele III fece dono della Villa ai Comuni di Monza e di Milano. Le vicende dell'immediato dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale provocarono occupazioni, ulteriori spoliazioni e decadimento del monumento.
Oggi la Villa Reale è amministrata congiuntamente dai comuni di Monza e Milano. Dopo un lungo periodo di degrado sono recentemente iniziati lavori di restauro e ristrutturazione.

Struttura
Piermarini realizza un edificio esemplare della razionalità neoclassica adattata alle esigenze di una realtà suburbana. I tre corpi principali, disposti a U, delimitano un'ampia corte d'onore chiusa all'estremità dai due volumi cubici della Cappella e della Cavallerizza, da cui partono le ali più basse dei fabbricati di servizio: si definisce in tal modo uno spazio razionale, costituito dall'ordinata disposizione dei volumi che si intersecano ortogonalmente e che, progressivamente, si sviluppano in altezza. Come nella reggia di Caserta di Vanvitelli e prima ancora a Versailles, nella Villa reale di Monza si sottolinea un percorso che, attraverso un viale principale, collega la villa al centro del potere.
La decorazione delle facciate, rinunciando a timpani, colonnati e riquadri a rilievo, si presenta estremamente rigorosa, segnando le superfici di sottili gradazioni. L'essenzialità stilistica dell'edificio è dovuta, oltre che a precise scelte di gusto, anche a ragioni politiche: la corte illuminata di Vienna preferiva evitare un'eccessiva ostentazione di ricchezza e potere in un paese occupato. Anche gli interni si accordano al principio di razionalità e semplicità che caratterizza l'intero progetto. In particolare appare curata la loro funzionalità: i corridoi ad esempio sono tagliati in modo da servire indipendentemente varie sale adibite ad usi diversi.
Il complesso della Villa comprende la Cappella Reale, la Cavallerizza, la Rotonda dell'Appiani, il Teatrino di Corte, l'Orangerie. Nel primo piano nobile sono le sale di rappresentanza, gli appartamenti di Umberto I e della Regina Margherita. La fronte della Villa rivolta ad est si apre sui Giardini all'inglese progettati dal Piermarini.

Il Serrone (Orangerie)
L'edificio destinato alle serre per il servizio dei giardini della Villa , denominato Orangerie nel progetto originale piermariniano e oggi comunemente noto come il Serrone, fu costruito nel 1790.
L'ambiente, imponente per le dimensioni, è esposto e riceve la luce da sud da una lunga seria di finestre. In esso, oltre al ricovero invernale delle piante più delicate ed in generale delle piante esotiche, in età asburgica si soleva tenervi anche spettacoli di vario genere per la Corte.Nella seconda metà del XX secolo, proprio davanti al Serrone, è stato impiantato un vasto roseto nel quale annualmente nel mese di maggio viene indetto un concorso floreale.Dopo i restauri intervenuti, l'edificio oggi è destinato a sede di mostre d'arte temporanee.

lunedì 20 ottobre 2008

L' Autodromo

L'Autodromo Nazionale di Monza è un circuito automobilistico situato all'interno del parco di Monza Ospita molti eventi motoristici durante tutto l'anno ma è famoso internazionalmente per ospitare il Gran Premio d'Italia di Formola1 organizzato dall'Automobile Club Milano quasi ininterrottamente dal 1922.
Oltre alla F1 e altre categorie automobilistiche sul circuito lombardo si svolge anche un annuale gran premio di Superbike.

Storia
Il tracciato originale del 1922.
La costruzione dell'autodromo fu decisa nel gennaio del 1922 dall'Automobile Club di Milano per commemorare il venticinquesimo anniversario dalla fondazione. Fu costituita la società SIAS (Società Incremento Automobilismo e Sport) a capitale privato e presieduta dal senatore Silvio Crespi. I lavori iniziarono il 15 maggio e in soli 110 giorni fu completato. Il primo giro completo di pista fu percorso il 28 luglio da Pietro Bordino e Felice Nazzaro su una Fiat 570.
Si trattava del terzo circuito permanente realizzato al mondo, preceduto solo dalla pista americana di Indianapolis (1909) e da quella inglese di Brooklands (1907), oggi non più esistente essendo caduto in disuso nel 1939 alla vigilia della secondo conflitto mondiale e definitivamente chiuso nel 1945.
Il circuito, progettato dall'ingegner Arturo Mercanti, allora direttore dell'Automobile Club di Milano, dall'ingegner Alfredo Rosselli e dall'ingegner Piero Puricelli, era costituito da due anelli che potevano essere utilizzati insieme, alternando un giro dell'uno a un giro dell'altro (il rettilineo d'arrivo era in comune e, in questo caso, veniva diviso in due corsie), oppure separatamente: una pista stradale di 5.500 metri con sette curve, e un anello di alta velocità di forma ovale con curve sopraelevate, lungo 4.500 metri.
Nei primi anni il Gran Premio d'Italia si svolse sul circuito completo di 10 km; ma dopo il gravissimo incidente avvenuto nel 1928, nel quale il pilota Emilio Materassi perse il controllo dell'auto sul rettilineo d'arrivo e piombò in mezzo al pubblico assiepato a bordo pista uccidendo 20 spettatori e ferendone otre 40, vennero effettuate diverse variazioni al tracciato per ridurne la velocità. Nel 1939 fu rifatta gran parte della pista: l'anello di alta velocità fu demolito, e la pista stradale fu modificata spostando il rettilineo opposto ai box e rimodellando alcune curve. Le due nuove curve a gomito che immettevano sul rettilineo d'arrivo (sostituendo l'originaria curva sud), pavimentate in pavé, furono battezzate "curve del porfido". La lunghezza del circuito diventò di 6.300 metri.
Nel 1955 venne realizzato un nuovo anello di alta velocità, tuttora esistente anche se non viene più utilizzato per le competizioni, con curve sopraelevate in cemento armato a pendenza crescente verso l'esterno: la fascia esterna ha una pendenza dell'80%. Contemporaneamente fu di nuovo modificata la pista stradale: in particolare le due curve del porfido furono eliminate e sostituite da un'unica curva con sviluppo di 180 gradi, chiamata Parabolica per il suo tracciato a raggio crescente, molto simile ad un arco di parabola. Il circuito completo ritornava ad avere la lunghezza di 10 chilometri: stavolta 5.750 metri per la pista stradale e 4.250 per l'anello di alta velocità.
Nello stesso anno, durante una sessione di prove private, perse la vita il pilota Alberto Ascari: la dinamica dell'incidente, al quale non assistette alcun testimone, non è mai stata del tutto chiarita. La curva dove avvenne il fatale schianto, in precedenza chiamata curva del Vialone, fu ribattezzata curva Ascari in ricordo del campione scomparso.
Il Gran Premio d'Italia si svolse per l'ultima volta sul circuito completo nel 1961: dall'anno successivo si è sempre corso sulla sola pista stradale. L'anello di alta velocità, che nel 1957 e 1958 aveva ospitato anche una "500 miglia" corsa da piloti europei e americani, continuò per alcuni anni ancora ad essere utilizzato per gare di altre categorie, quindi fu abbandonato definitivamente. Tuttavia non è mai stato demolito e teoricamente sarebbe ancora percorribile (ma la pavimentazione delle curve sopraelevate col tempo si è molto rovinata).
Sempre nel 1961 vi fu l'incidente nel quale il pilota della Ferrari Wolfgang von Trips perse la vita insieme a dodici spettatori sul rettilineo opposto, prima della Parabolica. Questo è a tutt'oggi il più grave incidente mai avvenuto in una gara valida per il campionato mondiale di Formula 1. Un altro incidente tristemente noto è quello in cui nel 1970 morì (durante le qualifiche del sabato) il pilota austriaco Jochen Rindt. Rindt era in quel momento in testa alla classifica mondiale generale e non fu più raggiunto da nessuno nelle gare successive, diventando così l'unico Campione del Mondo postumo nella storia del campionato di Formula 1.
Negli anni '70, crescendo sempre più la velocità (nel Gran Premio del 1971 fu superata la media dei 240 km/h) e con essa la pericolosità del tracciato, si resero necessari nuovi interventi per rallentare la pista: dapprima furono realizzate delle chicane provvisorie, quindi nel 1976 si costruirono tre varianti permanenti in altrettanti punti del tracciato (sul rettilineo dei box, alla curva della Roggia e alla curva Ascari). La lunghezza della pista aumentò lievemente e diventò di 5.800 metri.
Ulteriori interventi per migliorare la sicurezza furono effettuati nel 1994, 1995 e 2000: con essi vennero rifatte la variante Goodyear (quella posta sul rettilineo dei box), quella della Roggia, la curva Grande e le due curve di Lesmo. Negli stessi anni furono anche costruiti nuovi box, più grandi e più moderni. Dopo le ultime modifiche la lunghezza del tracciato è oggi di 5.793 metri.
Come tutte le piste che hanno fatto la storia dell'automobilismo sportivo, anche quella di Monza ha purtroppo preteso il suo tributo di morti. Oltre ai già nominati Materassi, Ascari, von Trips e Rindt, tra i piloti d'auto hanno perso la vita Arcangeli, Campari, Borzacchini, Czaykowski, Peterson; tra i motociclisti Renzo Pasolini e Jarno Saarinen, vittime di uno scontro nel Gran Premio delle Nazioni del 1973.

Descrizione del circuito
Il rettilineo finale dell'Autodromo.
Il tracciato di Monza conta ben quattro lunghi rettilinei dove le vetture di Formula 1 superano abbondantemente i 300 km/h. Per questo motivo deve essere affrontato con la macchina particolarmente "scarica" ed è noto tra gli appassionati come il tempio della velocità.
Essendo stato realizzato all'interno di un parco l'autodromo presenta poi una caratteristica particolare: infatti quando i piloti passano nelle zone alberate devono tener conto della differenza di visibilità causata dall'ombra delle piante.
La pista nel suo tracciato attuale presenta le seguenti curve (tutte le velocità indicate si riferiscono a vetture di Formula 1):
variante Goodyear (o variante del rettifilo): una strettissima curva a destra di 90 gradi, seguita da un'altrettanto stretta curva a gomito a sinistra. Dal rettilineo dei box si arriva lanciati ad oltre 350 km/h (auto di Formula 1), con una lunghissima frenata si decelera a soli 70-80 km/h per affrontare questa "esse".
curva Biassono (già curva Grande o Curvone): una lunga curva a destra dal raggio molto ampio (circa 300 metri). Vi si arriva in piena accelerazione dalla variante Goodyear e si percorre "in pieno" senza alcuna difficoltà.
variante della Roggia: anch'essa è posta in fondo a un lungo rettilineo (oltre 1 km con l'acceleratore a fondo comprendendo anche la curva Biassono) sul quale si toccano i 330 km/h. Con un'altra lunghissima frenata si decelera a 110-120 km/h per affrontare una esse sinistra-destra molto stretta, meno stretta tuttavia della prima variante.
prima curva di Lesmo: a soli 200 metri dall'uscita della Roggia vi si arriva a velocità non troppo elevate, è una curva a destra di 75 metri di raggio che si percorre a circa 180 km/h.
seconda curva di Lesmo: segue di 200 metri la prima. In passato era uno dei punti "mitici" del circuito: vi si arrivava in piena accelerazione e si entrava in curva a quasi 300 km/h, solo i migliori piloti riuscivano a percorrerla "in pieno". Con le modifiche del 1994-95 è stata molto rallentata, oggi ha solo 35 metri di raggio e si percorre a circa 160 km/h.
curva del Serraglio: è una lievissima piega a sinistra dal raggio estremamente ampio (oltre 600 metri). Il rettilineo successivo incrocia, con un sottopassaggio, la curva sopraelevata dell'anello di alta velocità.
variante Ascari: vi si arriva tenendo premuto l'acceleratore fin dalla seconda di Lesmo, anche qui si toccano i 330 km/h. Dopo la frenata si affrontano in rapida successione tre curve a sinistra-destra-sinistra che immettono sul rettilineo opposto ai box. Sono curve a raggio abbastanza ampio che si percorrono a velocità intorno ai 200 km/h.
curva Parabolica: nel rettilineo che conduce a questa curva si toccano nuovamente i 330 km/h, quindi si frena per entrare in curva a circa 180 km/h. La curva è molto lunga e a raggio via via crescente: dopo aver superato la parte più stretta si può percorrere il tratto finale in piena accelerazione, imboccando il rettilineo d'arrivo a velocità già molto elevate.
Per le corse delle categorie minori viene usata la cosiddetta "pista Junior": si tratta di un circuito più breve, che utilizza un tratto del rettilineo d'arrivo, il rettilineo opposto e la Parabolica. L'anello è chiuso da un raccordo che, staccandosi dal rettilineo d'arrivo circa 200 metri dopo i box, si immette sul rettilineo opposto subito dopo la variante Ascari. Il raccordo presenta tre curve, la prima a destra, la seconda a sinistra, la terza ancora a destra. La lunghezza della pista Junior è di 2405 metri.

Competizioni
Le competizioni più importanti che si disputano annualmente sulla pista dell'Autodromo:
il Gran Premio d'Italia, gara inserita nel calendario del Campionato mondiale di Formula 1. La pista monzese ha ospitato tutte le sue edizioni tranne quelle del 1921 (svoltasi a Montichiari), 1937 (Livorno), 1947 (Milano), 1948 (Torino) e 1980 (Imola). Normalmente si disputa la seconda domenica di settembre.
la tappa italiana del Campionato mondiale Superbike. Si disputa nel mese di maggio.
il WTCC (campionato mondiale turismo) si corre nel mese di ottobre.
il Monza Rally Show si corre nel mese di novembre.
Importanti competizioni del passato:
il Gran Premio delle Nazioni era una classica di motociclismo che si disputò fino al 1989 quando fu cancellato per ragioni di sicurezza.
la 1000km di Monza era una importante gare per vetture di categoria Prototipi e GranTurismo, ad oggi (2008) tornata di nuovo in programma nel mese di Aprile.